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venerdì 27 gennaio 2017

Gruppo di bioenergetica in espansione vitale

IL PERCORSO DEI 4 ELEMENTI
Gruppo esperienziale di bioenergetica in espansione vitale



La terra, l’acqua, il fuoco e l’aria rappresentano la vita ed ogni elemento è necessario per la vita stessa. Ma i quattro elementi naturali sono anche metafore di aspetti psicologici che se in disequilibrio si manifestano in una condizione di disagio e insoddisfazione

La Terra è legata ad aspetti di solidità, sicurezza e centratura, l’Acqua alla capacità di essere flessibili, alla fluidità nelle emozioni, il Fuoco al potere personale, alla creatività, all’essere determinati e infine l’Aria alla libertà e alla capacità di apprendimento e trasformazione.

Attraverso questo percorso, con esercizi di bioenergetica e meditazioni guidate, entreremo in contatto con i nostri aspetti dei quattro elementi per creare equilibrio e armonia tra essi, nella ricerca del proprio benessere emotivo e psicologico

Sabato 11 marzo e sabato 6 maggio dalle ore 9.30 alle 18
Presso il Centro Yoga e Ayurveda Amrita
In Via dei Georgofili, 149
Zona ex fiera di Roma

Conduttrice del gruppo:                                                                     Dott.ssa Gabriella Ticca
Psicologa e Psicoterapeuta 
specializzata in tecniche bioenergetiche in Espansione Vitale                             
                                                                                                                             
Costo di ogni incontro 60€
E’ possibile partecipare ad un singolo incontro

Info: 392 2428177  ticcagabriella@gmail.com       

Saper ascoltare

La comunicazione personale è un continuo processo relazionale, nel quale gli interlocutori assumono rispettivamente il ruolo dell’emittente e dell’ascoltatore. 
Spesso le incomprensioni nella comunicazione, in coppia, in famiglia, con gli amici, si creano per una difettosità nell’ascolto, che crea le cosiddette barriere comunicative.
La riuscita del comportamento dell’ascoltare dipende sia da fattori esterni che sono difficilmente controllabili dal soggetto (es: rumori nell’ambiente) sia dall’atteggiamento e predisposizione all’ascolto della persona stessa.
Viene a tutti quasi naturale interrompere, dare giudizi, offrire consigli, accusare, deridere, svalutare, generalizzare, incalzare, interpretare: anzi si crede di essere buoni ascoltatori preparando subito un consiglio e mostrando il proprio repertorio di personali soluzioni.
Saper ascoltare significa invece sapersi mettere nei panni dell’altro, ascoltare per capire e non per giudicare, aver rispetto dell’interlocutore e saper accettare punti di vista diversi dai propri.
A tal proposito trovo un buono spunto di riflessione la parabola indù dei sei ciechi e l’elefante:


C’erano una volta sei saggi che vivevano insieme in una piccola città. I sei saggi erano ciechi. Un giorno fu condotto in città un elefante. I sei saggi volevano conoscerlo, ma come avrebbero potuto essendo ciechi?
“Io lo so”, disse il primo saggio , “ lo toccheremo.”.“Buona idea”, dissero gli altri ,”così scopriremo com’è fatto un elefante.” I sei saggi cosi andarono dall’elefante. Il primo saggio si avvicinò all’animale e gli toccò l’orecchio grande e piatto. Lo sentì muoversi lentamente avanti e indietro, producendo una bella arietta fresca e disse: “L’elefante è come un grande ventaglio”. Il secondo saggio invece toccò la gamba: “Ti sbagli. L’elefante è come un albero”, affermò. “Siete entrambi in errore”, disse il terzo. “L’elefante è simile a una corda”. mentre gli toccava la coda. Subito dopo il quarto saggio toccò con la mano la punta aguzza della zanna .”Credetemi, l’elefante è come una lancia”, esclamò. “No, no”, disse il quinto saggio “che sciocchezza!” , “l’elefante è simile ad un’alta muraglia”, mentre toccava il fianco alto dell’elefante. Il sesto nel frattempo aveva afferrato la proboscide. “Avete torto tutti”, disse, “l’elefante è come un serpente!”
“No, come una fune”. “No, come un ventaglio”. “Come un Serpente!” “Muraglia!” “Avete torto!” “No ho ragione io!” I sei ciechi per un’ora continuarono a urlare l’uno contro l’altro e non riuscirono mai a scoprire come fosse fatto un elefante!


Morale della storia: ognuno vede i problemi a modo suo, tende a non ascoltare gli altri e non riesce quasi mai a raffigurarsi l’intero problema. 

lunedì 26 settembre 2016

La comunicazione assertiva

La comunicazione con l’altro, la modalità in cui comunichiamo, è influenzata dal nostro atteggiamento mentale e dalla focalizzazione che abbiamo su di noi e sull’altro.
Se siamo focalizzati più sull’altro che su noi stessi, su ciò che può pensare l’altro, su come ci giudicherà rispetto a ciò che noi diciamo, il nostro atteggiamento e la nostra comunicazione sarà passiva. Se invece siamo focalizzati solo su noi stessi, non prendiamo in considerazione l’altro, ci riteniamo sempre nel giusto e non accettiamo di sbagliare, tendendo a prevaricare e criticare l’altro, abbiamo un atteggiamento e una comunicazione aggressiva.
Il comportamento assertivo è la capacità di auto affermarsi senza prevaricare né essere prevaricati.
Una comunicazione assertiva è comunicare in modo diretto, onesto e aperto e trovare una modalità di relazionarsi al prossimo, adeguata alla situazione sociale specifica.                                                                               
Comunicare in modo onesto i propri sentimenti, le proprie idee, le aspettative o i disagi è per la maggioranza delle donne e ancora di più per gli uomini un’impresa tanto difficile da apparire impossibile nella nostra attuale cultura in cui viene ammirato piuttosto chi ottiene dagli altri qualcosa senza dire ciò che realmente pensa.
Essere aperti significa non nascondere le proprie idee ma parlare spontaneamente di ciò che ci sta a cuore. Questa apertura nel condividere con altri un nostro modo di vedere o di sentire, ci aiuta  a non lasciare spazio a fraintendimenti e incomprensioni.
Quanto più tempo una persona rimanda una situazione problematica, che la infastidisce o la preoccupa, tanto più sarà difficile affrontare con equilibrio un dialogo chiarificatore. E le nostre emozioni non possono essere messe a tacere ma continueranno a richiedere la nostra attenzione.

Imparare a esprimere le proprie emozioni e le proprie idee può richiedere una riflessione, per pensare a cosa e come dire assertivamente la nostra opinione, e ciò ci consentirà di ottenere ciò che desideriamo e riteniamo opportuno per noi, pur rispettando i diritti, e non necessariamente i desideri, degli altri.

giovedì 22 settembre 2016

Come affrontare i traumi: l'EMDR, un nuovo approccio



Vivere un’esperienza traumatica, ossia un’esperienza in cui si percepisce una minaccia alla propria o altrui integrità fisica o identità psicologica, produce reazioni emotive e corporee importanti, che non sempre il cervello riesce ad elaborare.
Si possono presentare diverse reazioni sia fisiologiche quali i problemi di sonno, difficoltà di concentrazione, senso di nausea e stanchezza, che psicologiche quali pensieri ricorrenti e intrusivi di ciò che è successo, associazione con altri stimoli che richiamano l’evento traumatico,  disperazione, senso di colpa, vulnerabilità e ricerca di un significato della vita.
Alcune persone continuano a soffrire per un evento traumatico anche a distanza di moltissimo tempo dall’evento stesso. Spesso riportano di provare le stesse sensazioni angosciose e di non riuscire per questo motivo a condurre una vita soddisfacente dal punto di vista lavorativo e relazionale. In questi casi il trauma non si è quindi risolto e nel cervello vi è un blocco che impedisce l’elaborazione delle emozioni disturbanti, e anche quando la persona si trova in condizioni di sicurezza può sperimentare le stesse emozioni e sensazioni che ha provato nel momento in cui è avvenuto il trauma.
In queste situazioni, in cui il passato è presente, è importante ricorrere all’aiuto di un esperto, che aiuti la persona ad elaborare l’evento traumatico, che potrebbe altrimenti presentare con il tempo, ulteriori difficoltà e sintomatologie differenti. 
L’EMDR (Eye Movement Desensitization e Reprocessing) è un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati ad eventi traumatici o emotivamente stressanti.
E' usato per accedere e affrontare il ricordo delle esperienze traumatiche che hanno contribuito a sviluppare i problemi clinici o i disturbi che presenta la persona. La teoria su cui si fonda è l'AIP (Adaptive Information Processing) secondo la quale la patologia viene causata dalle percezioni di eventi passati immagazzinati fisiologicamente in memoria. 
Numerosi studi hanno confermato scientificamente la validità del metodo, ideato da Francine Shapiro nel 1987, da essere stato riconosciuto come il metodo di elezione per la terapia del PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress). 
Allo stesso tempo l'EMDR ha fornito alla psicoterapia una modalità per accedere alle informazioni immagazzinate nella memoria, stimolare il meccanismo di elaborazione e portarle alla risoluzione. 




                 Workshop con Roger Solomon


Training di II livello con Isabel Fernandez


mercoledì 13 aprile 2016

Quando si perde qualcuno

Il lutto è un’esperienza che fa parte della vita, legata alla perdita di qualcosa o qualcuno che ha fatto parte integrante della nostra esistenza, a cui eravamo legati affettivamente. Nella nostra cultura, centrata sull’efficienza, si è perso il riconoscimento sociale del periodo di lutto, con i sentimenti e i comportamenti ad esso associati, e così noi ci sentiamo spinti a dover superare in fretta un dolore che invece ha bisogno di un tempo e di uno spazio adeguato. Ad esempio l’usanza di vestirsi di nero per la persona in lutto le consentiva un riconoscimento sociale del periodo di sofferenza che stava vivendo e la possibilità di poter raccontare la propria perdita, elemento essenziale per una sana elaborazione.
Molti lutti inoltre non vengono proprio riconosciuti come tali e non gli viene dato un giusto valore, portando la persona che li vive a vergognarsi, sentirsi inadeguata e incompresa per ciò che prova (ad es. l’aborto, la perdita di una parte di sé dopo un trauma fisico, la morte di un animale domestico, la perdita del lavoro).
Dare e darsi il permesso di sentire il dolore e il tempo di attraversare il processo di cambiamento e separazione dall’oggetto o la persona perduta fanno parte di una sana elaborazione del lutto, che prevede il passaggio ed il superamento di diverse fasi.

L’elaborazione di un lutto infatti consente alla persona di ricostruire la relazione e il legame con l’oggetto perduto, piuttosto che lasciarlo andare, in quanto anche se la persona reale non c’è più, il legame con essa persiste.

lunedì 11 aprile 2016

Vibriamo

VIBRIAMO
Gruppo esperienziale di bioenergetica in espansione vitale
Ogni volta che incontriamo qualcuno noi comunichiamo qualcosa,non solo tramite le parole, ma raramente ci accorgiamo delle modalità che utilizziamo e dei difetti di comunicazione che interferiscono nelle nostre relazioni. Come comunichiamo? Cosa ci impedisce di entrare in autentico contatto con gli altri, e prima ancora con noi stessi?

Comunicare liberamente sentimenti e pensieri significa essere in ascolto e comprendere innanzitutto sé stessi, per poter entrare in relazione con l’altro in maniera onesta e leale, che non necessariamente significa condivisione, ma certamente vuole dire accettazione.

Vibriamo è un incontro esperienziale per attivare la nostra energia vitale attraverso esercizi di bioenergetica e meditazioni guidate

Domenica 8 maggio dalle ore 9.30 alle 18
Presso il Centro Yoga e Ayurveda Amrita
In Via dei Georgofili, 149
Zona ex fiera di Roma
Conduttrice del gruppo:                                                                                      
Dott.ssa Gabriella Ticca
Psicologa e Psicoterapeuta Analista Transazionale
specializzata in tecniche bioenergetiche in Espansione Vitale

Costo dell’incontro 50€
Info: 392 2428177  ticcagabriella@gmail.com                                                                                       


L’incontro è rivolto a chi vuole imparare a divenire più consapevole di come star bene e come ricercare il proprio benessere emotivo e psicologico. 

giovedì 7 aprile 2016

Il vuoto creativo




Oggi parlo di bambini e di come la nostra società, consumista e tesa alla produttività, influenzi la loro immaturità emotiva e iper-agitazione.
Al giorno d’oggi è molto comune trovare bambini molto svegli, intelligenti e allo stesso tempo irrequieti, che se passano un pomeriggio a casa chiedono ai genitori a cosa possono giocare, perché si annoiano, anche se hanno una stanza piena di giocattoli!
Il fatto è che oggi i bambini non sanno più cosa sia il “vuoto creativo”: hanno tutte le giornate organizzate e riempite dagli adulti, sono abituati ad avere tanti stimoli e a reagirvi prontamente e questo li rende vivaci e veloci intellettualmente. I problemi nascono quando devono gestire un tempo non organizzato, “vuoto”: si sentono a disagio, non tollerano la frustrazione di non sapere cosa fare, come impiegare il tempo, non sanno auto organizzarsi per giocare e chiedono aiuto all’adulto. E l’adulto spesso risponde al bambino proponendo un’altra nuova attività e lamentandosi che non sa giocare da solo, dimenticandosi i “noiosi” pomeriggi della sua infanzia, quando non c’erano così tanti giocattoli, niente videogames e poca televisione, ma il tempo si passava a inventare storie, a giocare a campana o a tirare la palla addosso a un muro, il tempo era lungo e vuoto, ma in realtà era pieno delle proprie capacità di giocare con niente.

Il tempo vuoto infatti ha una sua importanza, sia per i bambini di oggi che per gli adolescenti e gli adulti di domani: imparare a gestire i tempi morti, l’attesa, la noia innanzitutto stimola un processo creativo, la capacità di stare da soli e ascoltarsi, ascoltare il proprio corpo, i propri bisogni e i propri desideri e fare dei progetti, inventare sé stessi. Solo dando la possibilità ai bambini di elaborare le loro esperienze, soffermarvisi, assaporarle e ricordarle, gli permettiamo di vivere e godere degli stimoli che gli proponiamo e  poter poi ripartire per una nuova esperienza. E insegniamo inoltre ai futuri adolescenti che la vita è fatta di attese, non si può avere tutto e subito, ma per costruire il proprio futuro bisogna fare dei progetti, crearsi degli obiettivi, e perseguirli con impegno e…tempo!